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I motori di ricerca dal punto di vista dell’albergatore

L’albergatore, così come in generale il proprietario di un sito internet, è in genere un pessimo utilizzatore dei motori di ricerca in generale e di Google in particolare. Non me ne vogliano quelli che fanno eccezione ma nella maggior parte dei casi funziona così: l’albergatore di Firenze si fa fare un sito. In generale per questo primo passaggio si rivolge al cognato, all’amico, al figlio o al fratello della fidanzata dell’amico dell’edicolante. Si fa caricare una quantità industriale di gif animate e altre fesserie. Lascia passare qualche mese e poi si accorge che il sito non gli porta il becco di un quattrino. Ma come? Si chiede il nostro albergatore felice, i miei concorrenti fanno milioni di dollari con le prenotazioni via internet, perchè io no?

A questo punto scatta un meccanismo incredibile. Prima di tutto l’albergatore felice capisce che per fare un sito internet che gli renda denaro deve spendere dei soldi e quindi decide di rivolgersi a dei professionisti. Contemporaneamente, lui che non aveva mai usato internet in vita sua (e ne era piuttosto orgoglioso) prova a mettersi nei panni del suo potenziale cliente e si imbatte (finalmente) nei motori di ricerca. Qui comincia un circolo vizioso assurdo e l’albergatore felice diventa sempre meno felice: dopo un paio di giorni di navigazione è convinto di aver capito tutto di internet e dei motori di ricerca, capisce che i soldi da spendere non sono pochissimi ma torna all’agenzia cui si era rivolto e, oltre a parlare dell’estetica del sito, comincia a parlare dei motori di ricerca. A questo punto le combinazioni possibili sono tantissime, a seconda della preparazione, dell’onestà e della forza della web agency cui si è rivolto. Vediamo qualche scenario.
L’albergatore ha capito tutto: il suo concorrente fa milioni di dollari perchè ha il sito posizionato bene sui motori. In agenzia chiede di essere primo per la chiave “hotel”. A questo punto (a meno che non si sia rivolto a dei ladri o a degli incompetenti) gli informatici gli rispondono che non è possibile (a meno di non avere qualche miliardo di euro da investire e qualche anno da aspettare) ma soprattutto che è inutile. Se sono seri lo convincono a ricercare un obiettivo più modesto, per esempio la chiave “hotel + città” o meglio ancora, nel caso di una città grande, “hotel Colosseo” oppure “hotel monumento” a seconda della posizione dell’albergo. I soldi che l’albergatore non più tanto felice deve investire dipendono fondamentalmente da due cose: la difficoltà della chiave richiesta e dall’onestà dell’agenzia. Da qui in poi ci si diverte.
L’albergatore diventa infelice perchè scopre che i clienti che arrivano sul suo sito non sono tutti quelli che sperava; scopre che le visite al suo sito cominciano a dipendere dai fattori più strani, i mestrui di google, le fasi lunari e l’andamento delle maree, l’umore del presidente del consiglio e l’andamento in campionato dell’inter. L’albergatore infelice ha speso ormai un sacco di soldi che non recupera tanto facilmente con le visite che gli arrivano dal sito. Sempre più infelice cede al ricatto dei megaportali di prenotazioni alberghiere ma questo argomento sarà oggetto di una prossima avvincente puntata ….

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