Lazio

I protagonisti della vita notturna

Henri de Toulouse-Lautrec 1896 lithography (printed in six colours) 610 x 447 mm
Henri de Toulouse-Lautrec
1896
lithography (printed in six colours)
610 x 447 mm

L’arte di Lautrec è intimamente collegata a Montmartre, il quartiere da cui l’artista si allontanò solo per alcuni periodi a partire dal 1884, durante l’estate e in occasione dei suoi viaggi. Meta preferita delle gite dei parigini, questa zona dall’atmosfera provinciale, nota per le sue ex cave, i vigneti e i ristoranti a buon mercato, fu scoperta dagli artisti romantici. Nel 1860 il villaggio venne annesso alla capitale come XVIII arrondissement, anche se la gente del posto continuò a chiamarlo con il nome di “butte Montmartre” (collina di Montmartre). Nel 1871 lo spirito ribelle dei suoi abitanti ne fece il centro della Comune di Parigi. La basilica del Sacré-Coeur, che sarebbe divenuta il suo emblema, fu eretta in cima alla collina grazie a una sottoscrizione pubblica per rimediare alla “vergogna” della Comune. Émile Zola ha acutamente descritto il contrasto tra la basilica che si innalza verso il cielo e la miseria che dilagava ai suoi piedi. “Un quartiere interamente nuovo veniva costruito lungo le ampie arterie aperte all’inizio dei grandi lavori per il Sacro Cuore.
Pretenziose case borghesi si ergevano già dove prima c’erano solo giardini e appezzamenti liberi, ancora circondati dagli steccati. E queste case dalle facciate imponenti, tutte nuove e bianche, conferivano un aspetto ancora più cupo e miserabile agli edifici fatiscenti e malfermi che rimanevano, alle bettole dalle pareti rosso sangue, alle cités con gli alloggi degli operai, quei ricettacoli di miseria luridi e neri in cui gli uomini vivevano ammucchiati come animali”. Nella seconda metà dell’Ottocento il quartiere fu popolato da un esercito di scrittori, poeti, pittori e cantanti, attratti dai costi contenuti degli affitti. Lautrec, che amava le riunioni libere e informali con gli amici, riceveva spesso gli ospiti nell’appartamento-studio di Montmartre.

Di sera la vita sociale del quartiere si trasferiva nei cabaret e nei caffè concerto. Tra le stelle di Montmartre, c’era il cantante Aristide Bruant, che divenne presto amico del pittore pur avendo quattordici anni più di lui. Lautrec era affascinato dalla sua personalità orgogliosa e incurante delle convenzioni, infatti disegnò per lui quattro manifesti e lo ritrasse in molti studi e disegni. Dopo essersi esibito per un certo periodo nel cabaret Le Chat noir, Bruant decise di diventare indipendente e aprì un locale tutto suo, Le Mirliton – che prese il posto dello Chat noir –, dove riscosse grande successo con le sue canzoni (Aux Batignolles, À la Villette), coinvolgendo il pubblico e invitandolo a cantare il ritornello insieme a lui. Quei brani celebravano un mondo apparentemente romantico, fatto di indiani e prostitute, banditi dall’animo nobile e ladri in fuga, evocato da quel “tipo affascinante con la faccia da canaglia” e con un linguaggio quanto meno esplicito e grezzo2. La peculiarità del locale stava nel modo maleducato e a volte persino offensivo di accogliere i clienti, come già l’insegna annunciava: “Al Mirliton il pubblico ama farsi maltrattare”. L’interno era decorato con i dipinti degli artisti che vivevano a Montmartre. Bruant, che ammirava molto Lautrec, fu tra i primi a riprodurre i suoi disegni sulla rivista “Le Mirliton” nel 1887, e nel 1892, in occasione di un’esibizione nell’elegante caffè concerto Les Ambassadeurs, gli commissionò un manifesto. Il cantante vi è ritratto con un mantello voluminoso, un cappello a larghe tese e una sciarpa rossa intorno al collo.
La modernità di quella rappresentazione stilizzata, strutturata in superfici omogenee di colore e fortemente bidimensionale destò scalpore. Nonostante le proteste del titolare del caffè concerto, Pierre Ducarre, che si aspettava un ritratto fotografico del cantante, Bruant insistette perché il manifesto fosse esposto prima dello spettacolo. Quell’anno, la stessa composizione, invertita, fu utilizzata per il manifesto del cabaret Eldorado. Il terzo manifesto, Aristide Bruant nel suo cabaret è davvero insolito: il celebre cantante è raffigurato di spalle nell’atto di guardarsi indietro, mostrando solo il profilo. Lo sfondo luminoso sottolinea efficacemente la figura scura in controluce, mentre forme e colori sono ridotti all’essenziale. Nonostante il successo travolgente, Bruant non avrebbe continuato a calcare le scene per lungo tempo. Nel 1895 si dimise dalla gestione del Mirliton e tornò al suo paese natale.

Zsuzsa Gonda
(tratto dal testo in catalogo “Un aristocratico a Parigi”)

L’occasione per parlare di Toulouse-Lautrec è data da una grande mostra, all’Ara Pacis di Roma, che chiuderà l’8 maggio 2016, non manca molto al termine della grande esibizione in cui è possibile ammirare circa 170 opere dell’artista francese, in prestito dal Museo delle Belle Arti di Budapest e quindi un’occasione difficilmente ripetibile.

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