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L’acqua nel lodigiano

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I corsi d’acqua che bagnano il Lodigiano sono l’Adda, il Po, la Muzza, il Lambro, Il Sillaro, il Lisone, La Venere, il Brembiolo ed i colatori Olza, Mortizza e Gandiolo.

Il sistema irriguo presenta realtà con caratteristiche diverse per origine storica, per il tipo di rete idrica di   superficie che le alimenta, per i caratteri morfologici, per la natura del terreno e per il tipo di proprietà fondiaria che vi ha operato.

Tra le derivazioni dell’Adda sublacuale la Muzza é senza dubbio la più importante ed antico canale del territorio: la sua costruzione risale infatti al XII secolo. Parallelamente all’apertura della Muzza, il Lodigiano completava la sua sistemazione idrica mediante il prosciugamento delle paludi.

L’intervento di risanamento é comunemente attribuito ai monaci benedettini che possedevano la grande Abbazia del Cerreto sulla sinistra dell’Adda, proprio in un territorio che, appunto, doveva essere ricco di zone paludose.
I secoli XI, XII e seguenti hanno segnato l’epoca della diffusione degli Ordini maschili monastici, come i Benedettini, i Cistercensi, e paramonastici, come gli Umiliati, i cui monasteri, dotati terreni di proprietà ampiamente estesi tramite lasciti e donazioni, diventano, oltre che poli di cultura centri di grande operosità e rifugio per i tempi oscuri.

Ai monaci di questi ordini religiosi risale il merito, non solo di aver attribuito massicciamente alla ripresa dell’agricoltura ma anche di aver introdotto nuove tecniche, come quella dell’irrigazione termica dei prati con le acque dei fontanili, creando la tipica coltura cosiddetta a “marcita”, così chiamata perché si faceva marcire sul terreno il prodotto dell’ultimo taglio per rigenerarne la fertilità. (Testi: Angelo Stroppa)

 

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